IL FALCONE
E L'ANATRA
Un nobile
falcone andava, di tanto in tanto, a cacciare un gruppo di anatre nei pressi di
un grosso stagno. Le studiava attentamente dall’alto di un maestoso albero.
Sembravano così gustose! Ed erano numerose! Poteva farsi una gran bella
scorpacciata. Purtroppo i suoi sogni si infrangevano continuamente e il suo
appetito restava insoddisfatto, poiché esse riuscivano sempre a farla franca: si
tuffavano sott'acqua prontamente, proprio all'ultimo momento, e restavano
sommerse più di quanto lui potesse rimanere sospeso in aria ad aspettarle. Una mattina
il falcone decise di mettercela tutta e si recò allo stagno tanto deciso quanto
sfrontato. Dopo aver a lungo planato sullo stagno, senza dare nell’occhio, allo
scopo di studiare al meglio la situazione, individuò una prima anatra da
accalappiare. Il nobile rapace piombò giù come un bolide, sicuro di mettere a
segno il suo tiro. Ma l'altra, più svelta di lui, si tuffò a capofitto nelle acque
dello stagno. “Questa volta ti inseguirò! Non ti darò tregua finché
non ti avrò addentata!” gridò il falcone infuriato, e si tuffò anche lui. L'anatra,
vedendolo sott'acqua, fece un guizzo, risalì a galla immediatamente, spiegò le
ali e si mise a volare. Il falcone provò a scuotere le penne bagnate, ma non
riuscì a prendere il volo. Passandogli sopra, l'anatra sghignazzando gli disse:
“Addio, falcone! Io nel tuo cielo ci so stare, ma tu nella mia acqua non sai
nuotare!”.
Mai fare
il passo più lungo della gamba.